La pellicola si basa sul romanzo di Steinbeck “La Battaglia”. Ci troviamo in California durante la Grande depressione. Gli Stati Uniti vivono uno dei periodi più difficili della loro economia e la disoccupazione è ai massimi livelli. In questo contesto si inseriscono Mac, interpretato da James Franco, anche regista della pellicola, e Jim (Nat Wolff), personaggio principale del film. I due, membri del partito comunista, decidono di andare a lavorare come raccoglitori di mele in una piantagione della California in modo da spingere i braccianti a ribellarsi alle paghe misere e ai soprusi dei proprietari terrieri per cui lavorano.
Il film descrive quindi l’inizio dello sciopero e le varie fasi dello stesso. Lo sciopero si rivela difficile da portare avanti e spesso gli stessi protagonisti vacilleranno riguardo la battaglia intrapresa. Uno dei meriti di questo film è proprio quello di far vedere allo spettatore un evento storico in maniera autentica, in tutte le sue sfacettature e in tutta la sua complessità.
I personaggi della pellicola sono tridimensionali e in alcuni casi sono caratterizzati da una notevole evoluzione in seguito agli eventi che vivono. Considerando ad esempio il perosnaggio di Mac questo risulta particolarmente evidente. Mac ha come obiettivo la lotta per garantire buone condizioni di lavoro e buone paghe a tutti i braccianti delle piantagioni americane.
Al fine di raggiungere il suo scopo è disposto a tutto, anche ad ingannare e a mentire ai braccianti stessi se necessario. Inizialmente, quindi, il personaggio di Mac appare freddo e senza scrupoli. Tuttavia, con il sussegguirsi degli avvenimenti, Mac cambia. Comincia a chiedersi se davvero la vita stessa dei braccianti sia il prezzo da pagare per ottenere giustizia. Questo lo porterà a diventare più moderato. Vivendo la battaglia per i diritti in prima persona, passerà da una mentalità fredda e calcolatrice ad una più concreta e umana .
I personaggi risultano così a fuoco anche grazie ad un’ottima sceneggiatura. I dialoghi consentono di capire fin da subito l’ideologia e i sentimenti dei personaggi. Gli stessi dialoghi, però, si rivelano un’arma a doppio taglio. Il climax finale, che si sarebbe dovuto basare proprio su un discorso di Jim ai braccianti, non riesce appieno proprio a causa del continuo ribadire gli ideali e i pensieri degli scioperanti durante tutto il film.
Concentradoci sulla regia di James Franco, si osserva che non c’è più spazio per compiacimenti artistici e stilistici che hanno caratterizzato ampiamente i suoi precedenti film da regista. L’obiettivo è infatti focalizzarsi sulla storia e sul messaggio che questa consente di trasmettere. Il risultato è un film sicuramente centrato, con una regia minimalista che risulta idonea alla storia raccontata e all’ambientazione della vicenda. Sebbene ne In Dubious battle risulti evidente il miglioramento da regista di James Franco, questo non è comunque sufficiente per dare il giusto ritmo al film e a creare nello spettatore la giusta empatia con i protagonisti.
Nonostante l’inizio avvincente ed intrigante, le fasi dello sciopero risultano non sempre ben delineate e totalmente a fuoco. Una delle cause della mancanza di ritmo e impatto del film è da individuare nel non essere riusciti ad evidenziare in maniera efficace la violenza dei soprusi subiti dai braccianti prima e durante lo sciopero, l’esasperazione e la voglia di combattere dei protagonisti e la brutalità della violenza a cui ricorrono i braccianti stessi. In questo senso avrebbe potuto aiutare una maggiore attenzione nella scelta delle musiche. Non ponendo l’accento su tutto questo, il film perde di ritmo e risulta a tratti piatto e monocromatico.
Le performance attoriali di alto livello contribuiscono a dare credibilità al film. La pellicola infatti risulta un perfetto esempio di come la sintonia tra attori e la abilità nel rimanere nel proprio spazio riesca a dare ottimi risultati. Da sottolineare, in particolar modo, la bravura di Vincent D’Onofrio nell’interpretare London, il bracciante nominato per guidare lo sciopero.
Sebbene In Dubious Battle non sia un film perfetto risulta comunque una pellicola interessante e che vale la pena di vedere. Permette infatti di riflettere su tematiche portate di rado sullo schermo dal cinema mainstream e di riscoprire un classico della letteratura americana, quanto mai attuale.