“…in memoria dell’agricoltura contadina”.
(Dal film)
Alice Rohrwacher porta la sua macchina da presa sull’altopiano dell’Alfina per realizzare un’azione cinematografica contro le monoculture intensive e i pesticidi.
Ad aiutarla c’è JR che ha creato appositamente per l’azione due fotografie di 20 metri che rappresentano due corpi morti.
“Omelia contadina” in meno di dieci minuti riesce ad essere un commovente ed incisivo requiem che getta una luce poetica su un mondo di anime nascoste.
Pier Paolo Pasolini già circa 40 anni fa aveva affrontato il tema della fine del mondo contadino, esaltando quell’universo fatto di uomini e donne che non si integravano all’ Italietta piccolo borghese dell’epoca, ma che erano consumatori di beni necessari senza prendere in considerazione i beni superflui, che rendono superflua la vita.
Alice Rohrwacher e JR raccontano un microcosmo tutto italiano di lavoratori della terra che proclamano la fine del loro lavoro, ma che sono anche stoicamente positivi ed ottimisti nell’affermare che le monoculture li hanno uccisi e seppelliti, ma che loro sono semi pronti a sbocciare di nuovo dalla terra.
Se “Lazzaro felice” (l’ultimo lungo della Rohrwacher) pur essendo un atto unico nel panorama cinematografico mondiale era debitore alla poetica di svariati cineasti italiani, “Omelia contadina” ha un’autenticitá sorprendente e travolgente.
Nulla di simile è stato mai realizzato e la regista umbra si dimostra originale e totalmente distante dall’attuale cinema italiano.
Stravolge i dogmi del cinema d’autore, il suo è nuovo neorealismo e pur essendo una donna le sue opere prendono le distanze anche da quei film che si proclamano “femministi”.
Un gruppo di veri lavoratori della terra, una macchina da presa, un bellissimo ed incontaminato spazio di terra verde, una banda musicale e due enormi fotografie, sono gli ingredienti che Alice Rohrwacher e JR utilizzano per creare una piccola perla cinematografica (eticamente enorme) che ha il sapore di una poesia che squarcia il buio che avvolge delle persone di cui troppo poco si parla.
Da vedere e rivedere.
“Solo col lavoro agricolo può aversi una vita razionale, morale. L’agricoltura indica cos’è più e cos’è meno necessario. Essa guida razionalmente la vita. Bisogna toccare la terra”.
(Lev Tolstoj)