Capolavoro di James Cameron del 1989, Abyss rappresenta un vero boom cinematografico nel campo degli effetti speciali, ancora poco diffusi negli anni ottanta. Cameron da il meglio di se in questa pellicola, con una concezione degli ”alieni” che pochi volevano esternare: qui c’è un contatto positivo fra ufo e esseri umani.
Il cast è incredibile, attoroni con la A maiuscola in ruoli che calzano a pennello: Ed Harris, Mary Elisabeth Mastrantonio, e Michael Biehn. Ricordo ancora le lacrime versate la prima volta che lo vidi da bambina, per l’abilità di Harris nel creare una suspance mai vista prima e un profondo senso di malinconia nel momento cruciale del film.
Non per niente Cameron ha ottenuto un successo indescrivibile, nonostante gli altri due capolavori: Titanic e Terminator. Abyss è descritto come il più visionario e originale fra i suoi film, nonchè uno in cui è maggiormente evidente il suo impegno.
Un sommergibele nucleare americano affonda con dentro 160 persone di equipaggio, le cause sembrano sconosciute e i vertici incolpano i russi sospettando un arma sperimentale. Gli americani decidono di intervenire il prima possibile per il recupero di eventuali sopravvissuti.
I militari chiedono, o meglio dire, impongono, la collaborazione di una squadra di operai di una compagnia petrolifera che opera in una postazione sperimentale nelle profondità oceaniche, relativamente vicina al relitto. Nonostante il caposquadra Virgil ‘Bud’ Brigman sia contrario a questa “invasione” militare, il direttore della compagnia “corrompe” l’equipaggio con quote e maggiorazioni.
Raggiungono la piattafroma una squadra di militari sommozzatori di tre persone capitanata dal Lt. Hiram Coffey e la progettatrice della piattaforma nonchè ex moglie di Bud Lindsey Brigman. Arrivano al sottomarino mentre un ciclone si stà per abbattere in superfice e durante la missino e di esplorazione/recupero succede qualcosa..
Trama intrigante, cast mozzafiato, interpretazione unica e soprattutto, effetti speciali da Oscar: Cameron mette su un capolavoro della fantascienza, genere che ormai produceva una serie di ”stampi omologati” cinematografici, dove l’alieno è sadico e vuole impossessarsi del nostro pianeta.
Qui invece ci troviamo di fronte a dei veri e propri ”angeli degli abissi” , affascinanti, predisposti al contatto umano, insomma, il connubio di tutti gli elementi, forma un film con forte alchimia.
Per quanto riguarda gli effetti speciali, è lecito soffermarsi un attimo, per l’entusiasmo con cui se ne è parlato e soprattutto in seguito all’Oscar vinto proprio grazie a questi ultimi: l’effettistica dimostra il so senso del fantastico e del colossale del regista con degli effetti tutt’ora stupefacenti e credibili. Ci si avvale di CG e Stop n’go.
I mezzi subaquei le bolle di vetro da dove i personaggi guidano hanno un design eccellente, e la piattaforma sottomarina trasmette clautofrobia e atmosfere che colgono in pieno la ”vita nel sommergibile”. Il lavoro svolto è proprio ottimo, considerando anche che le scene girate in acqua non sono poche e rimangono comunque molto credibili.
Il più bell effetto riamane comunque il liquido ossigenato per scendere a pressioni più elevate, non tanto per elaborazione ma per originalità, che dire, incredibile, ti lascia proprio con la sensazione di sacrificio del personaggio di mettersi in una situazione che sicuramente non invidiabile.