Credo che siano diversi i film che riescono a strappare qualche lacrima in seguito a momenti particolarmente drammatici, o comunque, malinconici. Spielberg va oltre, ti trasporta all’interno di questa sensazionale pellicola del 2001, facendoti addirittura immedesimare nel piccolo protagonista della vicenda.
Con Intelligenza Artificiale, si piange, si ride, insieme a David, magistralmente interpretato dall’attore statunitense Haley Joel Osment, nella conturbante trama che lo accompagna nel corso della pellicola. Per non parlare dei bizzarri personaggi che incontra durante il suo futuristico viaggio!
L’idea proviene da un progetto incompiuto di un’altro genio cinematografico quale Kubrick, questo spiega il prodotto finale se si pensa all’unione con Spielberg, con la sua dolcezza, sensibilità presente in tutte le pellicole.
E’ un film sensazionale, dalla doppia personalità, diviso in tre atti distinti e non omogenei, aperti e chiusi da un ideale sipario di buio e di luci, con magnifiche invenzioni visive (Manhattan con le sue torri sommerse dalle acque, la città dei balocchi, dell’eros e della conoscenza, il laboratorio della falsa vita).
Per non parlare dei due compagni di viaggio, Teddy, il sapiente orsetto di stoffa che conosce il valore del tempo, e Gigolò Joe (interpretato da un Jude Law, usato dalla regia come impronta esemplare di un replicante buono) che ha le movenze di un irrigidito Gene Kelly.
La trama ricorda la storia di pinocchio, rivisitata in chiave fantasy: Alla metà del ventunesimo secolo l’uomo è riuscito a sviluppare un nuovo tipo di computer in grado di essere consapevole della propria esistenza. Questi computer vengono anche utilizzati per creare particolari robot e androidi.
David (Haley Joel Osment), un giovane robot mecha, viene adottato da una coppia il cui figlio vero, incurabilmente malato, è stato ibernato in attesa che lo si possa svegliare dal coma. Il giovane cyborg intraprenderàuno straordinario viaggio per scoprire se potrà riuscire a diventare un ragazzino vero…
Comprendere quanto ci sia di Kubrick e quanto di Spielberg non è difficile, basti analizzare alcuni dei luoghi visitati dal piccolo David: di Kubrick è rimasta l’idea iniziale e alcune sequenze (La Fiera della Carne, La Città del Sesso e Manhattan sommersa) che non sarebbero mai venute in mente a Spielberg.
Steven Spielberg, d’altro canto, data la mostruosa complessità del progetto, è riuscito solo in parte a tenere per le redini un film che sfugge da tutte le parti, affrontando temi così complessi da spaventare qualsiasi regista. Tuttavia, forse anche grazie ad un finale a sorpresa, una colonna sonora dalla delicatezza unica e per un cast da Oscar, il regista è riuscito a creare un capolavoro assolutamente consigliato.