Sorry We Missed You (2020)

L’ennesima lezione di Ken Loach

La premiata ditta Ken Loach/Paul Laverty torna a colpire rumorosamente e ad aprire le menti. Lo fa con la solita forza sovrumana, immettendo nelle nostre coscienze la drammatica e dura riflessione sulla schiavitù corporale e spirituale di ogni individuo da bassifondi!

Stavolta ha le sembianze della “gig economy” l’arma utilizzata dal cineasta inglese per inveire contro il suo nemico più odiato, l’establishment britannico. Il battagliero e scomodo regista non smette di proseguire la sua missione, persino alla veneranda età di 83 anni, tentando in ogni modo di combattere opportunismo e cinismo di cui la società trabocca.

A farne le spese sono i Turner, perfetto prototipo di famiglia moderna, piena di difficoltà economiche e organizzative, ma unita da un inattaccabile amore che permette ai loro figli, vicini all’adolescenza, di apprezzare e confortare i genitori per ciò che riescono a procacciare. Il lavoro autonomo, ma solo di facciata, consistente nell’affittare un furgone e consegnare a domicilio gli ordini di clienti internauti, è il lunario che tenta di sbarcare Ricky, un coinvolgente e interiormente rabbioso Kris Hitchen, ma che cambierà in negativo le sorti affettive dei suoi affini!

Loach dunque entra a capofitto su un argomento di modernità attualissima, emergendo ad attore protagonista il “ragazzo che bussa alla porta” quando siamo in attesa di un pacco, prassi ormai abituale per chiunque. Dietro quella citofonata c’è però un mondo terribile, fatto di disumana fatica fisica, orari impossibili e paghe proporzionali al numero di ordini portati a compimento!

Feroce e dinamica è la macchina da presa, che insegue ansia e affanno di un Ricky più volte stremato, in cerca di progressione e riabilitazione sociale, e dolcezza e pacatezza di sua moglie Abby, lei invece assistente e badante domiciliare, costretta dall’investimento maritale a mezzi pubblici e dunque ad allungare le assenze dalla propria abitazione. Lo scopo dei due è dare al figlio maggiore Seb, prossimo alla ribellione giovanile, e all’undicenne ma già grande Liza, il futuro che meritano. Non sarà così facile, dato che l’egoismo lavorativo verso il ceto basso non lascia margini di ripresa, aiutato da una pressochè assente protezione politica e sindacale, omertose e trasparenti nei confronti di chi non può, non riesce e non deve! La tenerezza nel vedere una famiglia modello sgretolarsi di fronte a tanta ingiustizia è il prezzo da pagare, l’ennesimo, che Loach ci lascia in eredità e che difficilmente dimenticheremo.

Forti, appassionati e al limite dell’esplosione sono i dialoghi, persino quando evadono simpaticamente in argomenti calciofili, e i dettagli intimistici di casa Turner, come le rese dei conti padre/figlio sui fallimenti presenti e futuri, la piccola donna – a volte compagna pure di consegne – che ripulisce le stanze attenta a non svegliare gli sfiniti genitori e per lo stress carica di insonnia, e la moglie che ormai rimembra l’unione corporea di un tempo solamente in fotografia, sono pugni nello stomaco che fanno capire l’abbandono assistenziale al quale repressi e underdog vanno incontro, in una collettività nei loro confronti razzista e avara di sostegno.

Bellissimi i messaggi criptici che il regista ci lascia durante la proiezione, con i ripetuti incubi fatti di cadute in sabbie mobili che invece rispecchiano purtroppo la severa realtà che Ricky ed Abby devono quotidianamente affrontare, vale a dire affossare negli inferi in maniera direttamente proporzionale all’enorme mole di lavoro che li sta investendo. Lo stesso dicasi nell’onirico e cifrato ruolo del capo consegne, che al pari dei malviventi a caccia di merce nel camion, impersona la classe politica British: crudele, prepotente, insensibile e cinica nel non risparmiare chi è giunto alla fine del proprio viaggio e non può più ripartire.

Fortissimo il messaggio finale, nel quale nemmeno una ritrovata compattezza domestica è superiore all’avidità di un mondo ingiusto e sprezzante riguardo i più deboli, costringendo un padre sfiancato e disperato a ricominciare l’ennesima corsa verso un futuro più incerto che mai!

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