Secondo capitolo della saga Disney diretta da Gore Verbinski, ”La maledizione del forziere fantasma” non è da meno rispetto al suo prequel nella quantità di straordinarie avventure vissute dai nostri protagonisti. Eravamo rimasti al destino della coppia formatasi dopo le disavventure contro i pirati maledetti: Elisabeth e Will.
La pellicola infatti, inizia con il matrimonio dei due ragazzi, messo in discussione dall’arrivo di Lord Cutler Beckett, il quale condanna a morte i due giovani innamorati per aver aiutato il capitano Jack Sparrow a fuggire. Insieme a loro, anche il commodoro Norrington viene accusato di cospirazione.
Beckett trova un compromesso per Will: trovare la bussola di Jack Sparrow ( oggetto prezioso poichè indica la via per giungere a ciò che si desidera). Nel frattempo, Jack è alla guida dell’amata ”Perla Nera” e una notte, mentre è alla ricerca di un po’ di rum nelle stive, gli appare ”Sputafuoco Bill Turner”, mandato da David Jones. Turner, per sfuggire al destino cui l’aveva relegato capitan Barbossa, aveva venduto l’anima a Jones, che lo costrinse a servire la sua ciurma per cento anni.
« Il tempo è scaduto. Sta arrivando, spinta dalla fame insaziabile per l’uomo che porta… la macchia nera! »
Sono queste le parole di Turner, imprimendo il sigillo di David Jones, appunto una macchia nera, sul corpo di Jack , condannandolo ad essere cacciato dal Kraken e che solo lui può togliere. Il motivo di tanto accanimento nei confronti del bizzarro capitano risale a tredici anni prima, quando Jones aveva ceduto la ”Perla Nera” a Sparrow, facendolo diventare capitano. Per questa ragione ora pretende la sua anima.
Senza anticipare altro, è necessario sottolineare quanto il regista di questa sensazionale saga Disney, sia abile nel proporre continuamente ai suoi spettatori avventure sempre diverse e sensazionali, alternando lo humor del capitano più irriverente del grande schermo con la drammaticità e il romanticismo di alcuni momenti salienti della pellicola. Ovviamente, il merito è da attribuire non solo alla mente del film, ma anche al grande Jhonny Deep e il suo continuo adattarsi a qualsiasi ruolo cinematografico, o alla bella Keira Knightley, o ancora Bloom.
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