Film horror del 2002 diretto da Frank Darabont, direttamente dalla mente geniale di Stephen King. La pellicola è infatti una trasposizione cinematografica del suo racconto: La nebbia, contenuto nella raccolta: Scheletri. Darabont aveva già adattato al grande schermo due opere di King: “Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank” e “Il miglio verde”, riscuotendo un enorme successo.
David Drayton e suo figlio Billy fanno parte di un numeroso gruppo di abitanti di una piccola città, terrorizzati e intrappolati in un supermercato da una strana nebbia soprannaturale. David è il primo ad accorgersi che qualcosa si aggira nella nebbia, qualcosa di letale e spaventoso: creature di un altro mondo.
I protagonisti incorreranno in continui pericoli, da mostri assetati di sangue, ad una strana donna intrappolata con loro, che tenterà in tutti i modi di convincere la folla intrappolata nel supermercato, che si trovano di fronte all’ Apocalisse e l’unico modo di salvarsi è pregare il Signore, scacciando e eliminando (nel vero senso della parola) chi non crede e chi la ostacola.
La particolarità della pellicola, non sta nella solita scontata vicenda che vede protagonisti mostri contro esseri umani, bensì nell’osservare le reazioni di questi ultimi di fronte ad un pericolo mortale. Capire come si possono comportare i tuoi parenti, i tuoi amici e i tuoi vicini di casa in una situazione estrema, quindi con continue pressioni, si rivela il punto di forza della pellicola.ù
Darabont, quindi, che fino a questo momento si era orientato verso i Best Seller di King, ricrea uno scenario mozzafiato in questa terrificante pellicola, con un finale, a mio avviso, fra i più incredibili mai visti nel cinema horror.
Le opere precedenti erano molto lineari, dotate di un lieto fine convenzionale, mentre in questo caso, Dorabont decide di spingersi oltre per girare un film forte, totalmente diverso dai precedenti, tanto che lo stesso scrittore si complimentò con lui per la scelta del nuovo finale, descrivendolo come: ” molto problematico, una vera scossa”.
Il regista spiega di volersi allontanare dagli horror(ormai un gran numero) che girano intorno a torture sessuali, come Hostel, avvicinandosi maggiormente Chayefsky e Shackespeare, ovvero a persone che si confrontano con altre persone, il momento in cui queste tornano a comportamenti a dir poco primitivi.