Nuovo capolavoro del regista statunitense, Tim Burton del 2012, con un cast mozzafiato fra cui l’inseparabile Johnny Deep , la moglie di Burton, Helena Bonham Carter o l’intramontabile cat woman, Michelle Pfeiffer.
Lo stile di Burton non cambia: atmosfere lugubri, colori pastello o addirittura tratti di momocromatismo, salvo il rosso acceso del sangue (elemento chiave del film, in quanto ci troviamo di fronte ad una storia di vampiri).
Oltre la bellissima Michelle Pfeiffer, abbiamo la comparsa (purtroppo di breve durata), del primo Dracula nella storia del cinema: Christopher Lee, in una parte minore: probabilmente l’intento di Burton era proprio dare un omaggio all’attore, ormai anziano, inserendolo in una pellicola che ha come nucleo centrale i vampiri.
Per non parlare della rivelazione sexy, Eva Green, vista in parti molto meno affascinanti in precedenza (la ricordiamo in Arsenio Lupin, come amante del ladro più celebre), che sembra calzare a pennello nella parte della strega, nemica acerrima del protagonista, il vampiro Barnabas.
Nell’anno 1752, Joshua e Naomi Collins, insieme al loro giovane figlio Barnabas, salpano da Liverpool, Inghilterra, per cominciare una nuova vita in America. Ma anche un oceano non basta per sfuggire alla misteriosa maledizione che affligge la famiglia.
Due decenni passano e Barnabas ha il mondo ai suoi piedi, o almeno la città di Collinsport, Maine. Barnabas, signore di Collinwood Manor, è ricco, potente e un esperto playboy, finché non commette il terribile errore di spezzare il cuore di Angelique Brouchard (Eva Green).
Una strega in tutti i sensi, Angelique lo condanna a un destino peggiore della morte, trasformandolo in vampiro e seppellendolo vivo. Due secoli più tardi, Barnabas viene liberato involontariamente dalla sua tomba ed emerge nel diversissimo mondo del 1972.
Tornato a Collinwood Manor, scopre che la sua un tempo grande proprietà è caduta in rovina. Ciò che rimane della famiglia Collins se la passa poco meglio, e ciascuno nasconde oscuri segreti.
Sono rimasta piacevolmente colpita dalla cura che Burton ha riservato al luogo centrale del film: il palazzo settecentesco del protagonista. Infatti, ogni singolo passaggio segreto o settore dell’abitazione è curato minuziosamente, quasi a far credere allo spettatore che si tratta di qualcosa di realmente esistente.
Johnny Deep? Sempre il solito ”camaleonte” che riesce ad accettare e a recitare perfettamente in qualsiasi ruolo assegnato, conservando però semre, il suo carattere incredibilmente espressivo e irriverente.
Burton quindi, mantiene il suo ”stampo” da grande artista, la sua ”firma”, riproponendo la stessa fotografia, costumi e personaggi bizzarri, ma sorprendendo sempre più con trame entusiasmanti e intrecci senza pari.
ottimo
veramemte bello