La bontà, questa sconosciuta
La vera storia di Fred Rogers, mito dei bambini anni 60 per la celebre trasmissione Mister Roger’s Neighborhood, viene portata sul grande schermo dalla macchina da presa di Marielle Heller, giovanissima regista alla terza esperienza cinematografica dopo Diario di una Teenager e Copia Originale. Ognuna di queste prove lascia ai posteri ottime pellicole, spiazzanti in modo diverso l’una dall’altra e tutti adattamenti di romanzi o memorie ad personam. Se al debutto la propria sceneggiatura d’esordio colpì perentoriamente, negli altri casi è stata affidata a terzi, Micah Fitzerman-Blue e Noah Harpster gli ultimi.
La 40enne si conferma direttrice d’orchestra pacata e abile ad esaltare la scrittura di soggetti altrui, aiutata nel caso specifico da una storia semplice ma al contempo intrigante per le sfaccettature del personaggio principale, interpretato dal fantastico Tom Hanks, qui gentile e prodigo di bontà come non mai, dalla parlata quasi scandita e rassicurante, padre di tutti, garbato e magnanimo, speciale nel raccontarci fiabe reali e ascoltare con la stessa intensità, e alla prima convocazione agli Oscar da attore non protagonista. Su questo poi sarebbe da discutere a lungo, visto che il deus ex machina di tutto il film è lui, anche se osservato dalla lente d’ingrandimento di Lloyd Vogel/Matthew Rhys, giornalista cinico e concreto, rimasto nell’occasione vestito da spia alla The American per carpire cosa si cela dietro l’esasperata amorevolezza del suo interlocutore!
Costui infatti, pastore protestante, papà, marito e punto di riferimento persistente altrui, viene a lungo intervistato dal dipendente dell’Esquire, inviato sì dall’azienda a constatare esclusivamente i successi televisivi, ma nel suo intimo, lui frustrato, deluso e cinico redattore, reduce da un difficile passato familiare, oggi sposato e fresco di prole, intento a scoperchiarne invece i più infimi segreti dell’animo!
La pellicola scorre via che è un piacere, per merito dei perfetti dialoghi adattati, che permettono al tris d’assi Hanks/Rhys/Chris Cooper di trasporre nella trama i tre punti di vista della narrazione, che sembrano rispecchiare altrettanti modi di vivere: positività d’intenti a prescindere (merce rara), malcontento e sfiducia verso il prossimo ed egoismo allo stato puro. E’ specificatamente il ritorno dagli inferi del genitore di Lloyd, Jerry, il punto focale e la trade union che instaurerà una dipendenza quasi morbosa del giornalista con il presentatore, successivamente agli enormi dubbi sulla vera o presunta lealtà d’atteggiamento del primo verso il secondo.
Il film è utile per far capire allo spettatore da che parte stare; infatti nella deliziosa durata della sceneggiatura, mischiata tra cordiali monologhi e feroci rese dei conti, ognuno si ritrova a comprendere e capire lo stato d’animo di Rhys rispetto a quello di Hanks, essere cioè disilluso da una realtà unicamente individualista e soggettiva, dove gli spazi per il vicino sono ridotti a poca sostanza; per questo il buonismo e l’attitudine della star ad ascoltare più che a parlare di sé, a chiedere informazioni intime più che a darne, ad intervistare anziché essere intervistato e a consigliare e provare a redimere i rancori, sembrano specchietti per allodole che nascondono un’ipocrisia valida solamente ad elevare l’alone di icona anche nel privato. Passa però il tempo e le ombre si assottigliano, al pari di perplessità e malizie con le quali attendere l’errore, il colpo ad effetto che riporterà Rogers al pari degli altri, denudandolo di tanta apparenza e fumo negli occhi, per appaiarlo poi, finalmente, alla nostra normalità e a quella di Lloyd e Jerry, peccatori d’animo in una società moderna fatta di egocentrismo e speculazione.
L’unico cruccio e una postura facciale un po’ accigliata arriveranno invece soltanto quando si parlerà delle difficoltà di una famiglia ad aver convissuto con un uomo così famoso.
Un Amico Straordinario rimarrà nella mente per averci messo di fronte alle nostre debolezze in modo sobrio ma disorientante, trasmettendo tuttavia un senso di positività imprevista, grazie alla quale resettare errori e strascichi di una vita sofferta e prendendo spunto dalla nobiltà d’animo che Fred tramanderà a Lloyd, per ricostruire un’esistenza migliore, sia come padri, figli e lavoratori!