“Pasolini” si concentra sulle ultime ore di vita di uno degli intellettuali più controversi e discussi del secolo scorso, Pierpaolo Pasolini. In particolare racconta l’ultimo giorno di vita di Pasolini, focalizzandosi sulla sua vita familiare, professionale e privata. Il regista, Abel Ferrara, mostra e rende chiaro a noi spettatori il pensiero di Pasolini, facendoci entrare nel suo mondo e nella sua arte. Parte integrante e fondante del film sono infatti le interviste, sulla concezione di cinema e sulla attualità Italiana, che gli vengono rivolte, l’ultimo articolo che scrive è la descrizione ad un suo amico di vecchia data del film che avrebbe voluto girare. Tutto questo porta, anche chi di Pasolini conosce poco, a immergersi nella sua prospettiva di vita e a comprendere i pensieri dell’autore.
Pier Paolo Pasolini era convinto che uno dei più grandi mali della società fosse il consumismo. Credeva che rendesse le persone disumane, che portasse a voler essere a tutti i costi ricchi e di successo e ad ammirare incondizionatamente chi, con qualsiasi mezzo, fosse riuscito in questo obiettivo. Era convinto che tutto ciò portasse gli individui a indossare maschere per nascondere le proprie insicurezze, paure e sentimenti, allo scopo di apparire costantemente vincitori. Inoltre, pensava, che la ricerca ossessiva del successo rendesse egoisti, senza scrupoli, interessati solo al tornaconto personale e disinterressati alla felicità altrui. Ciò che però Pasolini riteneva persino peggiore di tutto ciò era l’ipocrisia della borghesia. La borhesia, infatti, secondo Pasolini, nascondeva questi comportamenti dietro ad una facciata di insopporabile moralismo.
Pasolini, interpretato da un magistrale Willem Dafoe, appare un uomo profondamente amareggiato e disgustato dalla società in cui vive. Questo, però, non lo porta ad assumere un comportamento cinico e ostile verso gli altri. In lui, infatti, c’è un profondo amore per l’essere umano che lo porta a combattere con l’arte e la letteratura la sua battaglia per migliorare la società.
I luoghi del film sono prinicipalmente tre: la casa romana di Pasolini, la sua mente e Roma stessa. La casa è il luogo dove Pasolini pensa e crea circondato dagli affetti della famiglia e degli amici. E’ rappresentata come un luogo di pace lontano dalla corruzione della società. Pasolini, mentre cammina o guida nelle strade di Roma, appare uno spettatore inerme, in una città ormai degradata e decaduta. Infine, abbiamo accesso alla mente di Pasolini , ripercorrendo i suoi ricordi e durante i suoi processi creativi.
La pellicola è caratterizzata da una grande ricercatezza dell’ immagine e da una fotografia accurata. Il regista riesce a passare agilmente dai tre luoghi del film appena illustrati, facendoci vivere a tutto tondo l’ultimo giorno di vita del protagonista. Ad una notevole qualità dell’ immagine non corrisponde sempre un’attenzione verso il sonoro e le musiche. Queste ultime non sempre sono in grado di esprimere e accompagnare con la giusta potenza le immagini. A volte si ha una predominazione del suono sulla parte visiva, che appare totalmente artificiosa e fuori luogo. Anche il doppiaggio in italiano del protagonista non appare una scelta ottimale, dando una nota stridula al film stesso.
Nonostante gli errori di cui è caratterizzata la pellicola, “Pasolini” di Abel Ferrara risulta un film riuscito. Capace di immergerci nell’universo pasoliniano e di farci capire, tramite una delle arti che Pasolini amava di più, il mondo dal suo punto di vista.
Film da vedere per riscoprire una delle figure intellettuali più di spicco del secolo scorso e ancora oggi attuali.