Uno spaccato di vita comune raccontato magistralmente
Noah Baumbach, scrittore e regista dal curriculum brillante e ironico, lascia la poltrona di comedy maker per dirigere una storia drammatica tanto comune quanto difficile da impattare, per il semplice fatto che parlare, sceneggiare e riprendere la normalità senza artefatti è ben più complicato che avvalersi di suggestioni o climax ad effetto.
Il racconto a sua firma, di cui è anche produttore, verte sul rapporto matrimoniale tra due artisti, Charlie e Nicole Barber, celebrato direttore teatrale il primo e attrice la seconda! E’ proprio la donna ad accusare lo stress di un’esistenza sacrificata, dopo aver dedicato e limitato la propria vita per seguire e incentivare la carriera del marito, pena trasferimenti di metropoli, lontananza e il sospetto di un tradimento!
Storia ordinaria dunque, dove un uomo di successo dimentica a fin di bene i suoi obblighi, non lavorativi, trascurando senza volerlo l’intimità matrimoniale, “accontentandosi” di tirare fuori un amabile carattere con figlio in primis ma anche coi colleghi, suocera e amicizie strette della consorte, omettendo piccole cose che col proseguire degli anni diverranno però irrecuperabili. Lei, dal canto suo mamma perfetta e persona prodiga di affetto, decide che è il momento di vivere soggettivamente consensi e riconoscimenti che comincia a raggiungere, convinta (forse) che il suo ruolo da genitore, donna e diva meriti più tempo.
C’è tutto in “Storia di un Matrimonio”, trama scorrevole, sceneggiatura ritmica e ottimi esterni e location, ma soprattutto l’interpretazione pazzesca dei due protagonisti, l’ormai superstar Adam Driver, giunto nell’olimpo di Hollywood grazie alle mille sfaccettature della sua recitazione, che a soli 36 anni ha già stregato Jarmusch, Scorsese, Soderbergh, Gilliam e Spike Lee, e Scarlett Johansson, vera sorpresa, svestitasi dei panni sexy o da eroina Marvel, che all’età della maturità realizza la performance della vita!
Aiutati da una calorosa regia e da dialoghi perfetti per impersonarsi nel ruolo, la coppia commuove, diverte, attrae e immedesima le sensazioni di persone comuni, lasciando il pubblico in una sorta di limbo nel quale nessuno vince, perde, ha ragione o torto, ma “vive” appunto, come uomini e donne universali.
Le problematiche che ambedue affrontano durante la crisi sono giustificate, specialmente perché in mezzo c’è un figlio e perché tra loro non c’è odio, nemmeno in tali momenti, ma ancora amore, stima e comunione d’intenti. E’ purtroppo proprio l’assenza di problematiche serie che rende il rapporto piatto e ormai irreparabile e non permette la riappacificazione che tutti vorremmo.
Bravissima la Johansson nel far vedere da un lato quanto i benefici della scelta di Nicole la stiano migliorando, come madre e donna, e dall’altro nel rendere esteriori i tormenti d’animo, per aver lasciato lui solo e spiazzato. Driver trasforma il suo Charlie in un tenero uomo, di fronte alle prime difficoltà di una vita paterna finora perfetta, dovendo accudire, conquistare e comprendere il piccolo Henry nei pochi attimi che la separazione concede, stando attento a non “sbagliare” durante le visite degli assistenti, unendo casa a lavoro e uffici per difendersi alla compagnia dei colleghi, davanti ai quali confesserà la solitudine e la sopravvivenza in un meraviglioso monologo cantato.
La cinepresa di Baumbach in pratica asfissia e pedina i due protagonisti, seguendone ogni gesto e sospiro, allontanandosi solamente durante le udienze coi propri avvocati, Laura Dern e Ray Liotta in stato di grazia e in versione “Il Gatto e la Volpe”, proprio per accentuare le crepe sempre più ampie che la coppia comincia a fronteggiare una volta in tribunale: saranno difatti le arringhe dei legali a suon di cattiverie e mancanze reciproche a decretare la fine dell’unione, e la toccante resa dei conti, che all’inizio ci lascia sperare, flagella rabbiosamente ogni speranza!
Angoscioso l’epilogo, nel quale i vorrei ma non posso emergono uno ad uno e ci riportano ai capolavori del passato, da “Splendore nell’Erba” a “Kramer contro Kramer”, lasciando nell’aria un frustrante senso di malinconia.
“Storia di un Matrimonio” non è semplicemente il più bel film della stagione, ma una pietra miliare che rimarrà negli annali come uno straordinario spaccato di esistenza comune.