Padre padrone a fin di bene
Dopo il best seller “Open” a firma Andre Agassi, esce stavolta al cinema e non su carta un’altra autobiografia tennistica, nella quale – qui come lì – la figura eccentrica e prevalente è quella di un padre padrone che “obbliga” l’astro dei propri figli a scalare montagne mediatiche per diventare stelle dello sport.
Molte sono però le differenze fra questo drammatico biopic siglato Reinaldo Marcus Green e quello della leggenda di Las Vegas.
Se quest’ultimo ripudia infatti le “torture” a cui venne obbligato per svoltare sì la vita a livello economico, sfruttando un talento smisurato e precoce, per rinunciare suo malgrado a una semplice e sognante esistenza da ragazzino, nel film Una Famiglia Vincente – King Richard il senso che permane nell’aria al termine delle riprese è altresì quello di un lieto fine umano, grazie a dei comportamenti certamente forzati del capo famiglia, ma che hanno comunque permesso a due povere bimbe nate nei sobborghi del Michigan di realizzare il proprio sogno, mantenendo inoltre intatto sia l’attaccamento alle origini familiari che a quelle adolescenziali!
La storia, ben nota, tratta dell’escalation di Venus e Serena Williams nel gotha del tennis mondiale, esaltando gli atteggiamenti al limite di loro padre Richard, disposto a tutto per permettere loro di raggiungere l’elite di questo sport.
Il film eleva al massimo e appaia le due anime dello spericolato genitore, quella arrivista ad ogni costo e l’altra di uomo di colore emarginato da famiglia e società, che quindi quale compito primario ha quello di proteggere le sue due future campionesse, sorelle e madre annesse, da un mondo difficile e a loro ostile.
Se Mike Agassi espone perciò il figlio quasi a fenomeno da baraccone, gettandolo in pasto ad ogni evento sportivamente mondano per evidenziarne l’immagine e procacciargli pubblicità, Richard Williams invece allena Venus e Serena fino a notte e sotto la pioggia, ma impone ad ogni scout che si faccia vivo di lasciarle libere di vivere una vita come tutte le adolescenti, estromettendole dai tornei giovanili e inculcando loro una resilienza d’animo tipica degli afroamericani di successo!
Frequenza e ottimo rendimento scolastico, educazione, amicizie selezionate e lontananza da droga e criminalità devono andare a braccetto con allenamenti massacranti e sicurezza dei propri mezzi.
Strepitoso l’acting di Will Smith, favorito per questa splendida interpretazione a Benedict Cumberbatch nella corsa agli Oscar.
Postura curva e smorfia facciale continue evitano un previsto make up invadente e riportano fedelmente le movenze del Richard originale, mentre una feroce sceneggiatura ne amplia l’inarrivabile bravura ad improvvisare, coi numerosi soliloqui introspettivi e i discorsi motivazionali alle piccole figlie che non potranno far altro che rimanere negli annali.
Richard è l’unico uomo di una famiglia numerosa, e non si vergogna a farsi vedere forte e debole allo stesso tempo, prendendo davanti alla prole sputi e cazzotti nei playground di periferia per poi restituirli in modo galante nei salottini d’elite ad “affaristi” in giacca e cravatta.
Niente può scalfire l’onore di Richard, che lega dall’inizio alla fine orgoglio nero, povertà e discriminazione razziale subita alla convinzione di aver procreato due future hall of famer; il suo scopo è quello di lasciare loro in lontananza e in qualunque momento di difficoltà presente e futura aiuto e appoggio morale, ciò che non ebbe lui, picchiato e deriso dai bianchi in giovane età.
Il film di Green convince e scorre a meraviglia, dato che alla bellezza e scaltrezza di opere sportive biografiche congiunge un bel messaggio d’amore/resistenza genitori/figli, abbracciando poi quel ricorrente tema che permette ad afro o loro eredi di svoltare nella Terra dei Sogni solo se in possesso di talento e vocazione a fare soldi!
Valida è anche la scelta di ripercorrere la vita di Venus e Serena esclusivamente dal punto di vista genitoriale, dove eccelle pure l’ottima Aunjanue Ellis/Brandi Williams, perfetto contraltare risoluto ma dolce alla incommensurabile forza di Richard.
Tutto ciò fa magari perdere al film qualcosa di puramente estetico e tecnicamente sportivo, narrando quindi gli eventi prima dei successi delle due campionesse, ma quel che permane nel cuore è una splendida testimonianza di un miracolo umano andato a buon fine!