Un emozionante tributo a Broadway
New York anni 90, luci accese per un’agognata ribalta artistica attendendo il produttore che realizzi i propri sogni, ma soffuse e di frustrazione e malinconia nelle introverse notti metropolitane, col doppio sfondo del terribile nemico chiamato Aids e la magniloquenza che il teatro di Broadway può elargire.
Tik, Tik… Boom esplode emozioni a non finire ed omaggia un’epoca più unica che rara al culmine dello splendore, vicina tuttavia a cedere il campo al nuovo secolo fatto di tecnologia e digitale, che avrebbe poi scemato e reso di nicchia l’univocità della recitazione teatrale.
Non sorprende che a dirigere questo gioiellino cinematografico sia perciò Lin-Manuel Miranda, fra i migliori giovani interpreti contemporanei musicali a Broadway nonché sovente ospite del Tony Award, che cede il compito di trasbordare sul maxi schermo le emozionali vicende artistiche e psicologiche di Jonathan Larson all’ispiratissimo Andrew Garfield!
Costui buca la cinepresa, dando se ce ne fosse ancora bisogno sfoggio di un camaleontismo artistico per molti fuori portata, dimostrandosi a suo agio pure in monologhi appartati e canzoni introspettive, che porteranno il suo personaggio trentenne e relativa storia realmente vissuta sull’orlo di una crisi intimistica, dovuta alla sopravvenuta misantropia sociale di chi ti volta le spalle, non ti sostiene e ti lascia isolato con l’unica cosa che sai fare nella vita, la quale però ti sta abbandonando definitivamente.
Jonathan non farà a tempo a godere del successo, dato che morirà poco dopo i riconoscimenti ottenuti, ma questo film ne eleva a dismisura una resilienza spirituale fuori dal comune, messa comunque a dura prova da un’esistenza precaria in attesa di sbarcare il lunario, mentre le lancette girano incessanti e un impercettibile nemico frena desideri e fobie di lasciare una traccia di sé che rimanga per sempre!
L’opera di Miranda completa definitivamente ciò che Damien Chazelle ha in tempi recenti apportato nei novelli musical hollywoodiani, arricchendo il cinismo e disprezzo di riuscire a tutti i costi del Neiman di Whiplash e il propositivo, onirico e multi colorito sogno collettivo dal lieto fine ad ogni costo della La La Land, con la drammatica e autobiografica voglia di farcela singolarmente, emarginata e ripudiata dalla collettività artistica ma appigliata solamente alla propria perseveranza spirituale, celebrando così – fra amore e arte – l’importanza di credere in se stessi fino alla fine!
Vivace dai toni dipinti, visionaria e lucente eppur cupa e tenebrosa, la prima regia di Miranda partorisce un musical fresco e scorrevole grazie allo sguardo luccicante, intenso ma anche aspro e ombroso di un Garfield d’annata, che naviga costantemente all’interno degli umori del proprio animo, una corsa a ostacoli fra salite e rovinose cadute, appagamenti e sconforti sentimentali e struggenti delusioni lavorative alternate ad improvvisi picchi di esaltazione artistica, il tutto però senza mai spegnere l’ardente fiamma interiore!