I Papi visti come uomini
Benedetto XVI e il cardinale Bergoglio, futuro Papa anch’egli, vengono rappresentati nella parte più introspettiva della loro vita da Fernando Meirelles, bravissimo regista brasiliano e presenza quasi fissa a Cannes, che si ispira per seguire da vicino le gesta di due straordinari campioni come Anthony Hopkins e Jonathan Pryce, all’opera teatrale di Anthony McCarten “The Pope”.
I dubbi sulla moderna religiosità della Chiesa per il sudamericano e sugli scandali (pedofili?) durante il proprio pontificato per il tedesco, sono le verità a noi conosciute della storia, espresse però liberamente da Meirelles grazie ai soggiorni intercorsi tra i due, dove chimica e confidenza originariamente assenti, verranno man mano che si va avanti sostituite da amicizia e intimità, e porteranno Papa Francesco a ritirare le proprie dimissioni e Ratzinger a confidare le sue!
McCarten, sceneggiatore e drammaturgo già applaudito per “La Teoria del Tutto” e “L’ora più Buia”, si ripete anche in questo lungometraggio, scrivendo nelle due ore di proiezione dei dialoghi incessanti che rappresentano la figura di spicco de “I Due Papi”, con la macchina da presa impegnata più nel delineare le differenze caratteriali delle eminenze, per merito di una intimistica soggettività dei primissimi piani, nei quali il ghigno celebre di Hopkins/Ratzinger risalta al pari della pacatezza facciale di Pryce, uno dei più grandi attori secondari di ogni epoca!
Sempre dalla regia si apprezza il modo signorile di trattare l’invidia all’interno della curia, ormai di cultura popolare, sfiorandola solamente negli sguardi di tutti i cardinali durante le votazioni, dai quali si intravedono trame segrete e rancori. Belle ed interessanti sono altresì le inquadrature degli incantevoli locali ecclesiastici, i fotogrammi sulle urne contenenti i nomi dei papabili e i dettagli sul vorticoso giro delle palline che li racchiudono, minuzie utili a rappresentare un mondo tanto perfetto quanto inaccessibile.
La provenienza sociale di Meirelles, già visibile nel meraviglioso “City of God”, lo spinge inoltre a seguire il Bergoglio di Pryce nella sua epopea di giovane gesuita in mezzo alla povertà del suo popolo, con cori da stadio e sermoni da leader.
Azzeccato è il modo progressivo di sceneggiare le due verità, partendo quasi in sordina e lasciando all’inizio l’argentino nel ruolo di indiscusso dominatore, sacerdote tutto calcio e messe, esageratamente schifato dalla ricchezza clericale, buono, gentile e venuto dal nulla, nonché temuto dal “rivale” all’indomani della morte di Giovanni Paolo II, nel periodo cioè più critico della storia recente della Chiesa Cattolica, dando al tedesco una sembianza di cristiano ortodosso per poco irraggiungibile e conservativo.
E’ difatti Francesco originariamente ad aprirsi e raccontare i dubbi da uomo prima della grande scelta, in un’età dove il sesso femminile era presente e importante nella sua esistenza. Romantici i flashback sugli anni in questione, quelli delle titubanze giovanili, con giochi di luce che passano dal colore accesso a un bianco e nero opaco e perciò diffidente. Si tocca eccome l’ombra immane della dittatura argentina e l’abbandono di amici e preti colleghi, arrivando a patti col potere per salvare la propria pelle e quella altrui, utilizzando delle truculente immagini d’epoca a ritrarre madri straziate dal dolore per i figli desaparecidos!
La recitazione di Price trova qui l’apice, mantenendo davanti al suo Papa contegno e dignità e affidandosi al suo perdono per essere stato vile e disumano; al contempo Hopkins esce dalla veste di spettatore e diviene da questo punto in avanti il deus ex machina del racconto, salvando lo spirito dell’amico, apprezzandone umiltà e senso critico ed iniziandosi ad aprire come mai fatto a nessuno, rimpiangendo quasi le diversità di estrazione fra i due e di essere stato spesso schiavo di libri e studio, senza aver mai “vissuto” la gente!
Le confessioni degli scandali pedofili vengono decorosamente silenziati dalla sceneggiatura e se da un lato shockano il futuro Papa dall’altro liberano la coscienza dell’altro, che da quel momento in poi vivrà privo di rimpianti, come il suo compagno, pronto persino a mischiarsi anch’egli alle persone comuni.